giovedì 27 settembre 2018

FABRIZIO FROSALI - LA MIA PASSIONE PER SALGARI - INTERVISTA DEL "CORSARO NERO"

Nel 2016 apparve in rete questa mia intervista fattami dall' equipe del premio "Il Corsaro Nero", relativa al mio libro "Sandokan nel continente scomparso".  Poichè non si trova più in rete, credo utile riproporla nel mio blog, relativo a "cose" salgariane.

Fabrizio Frosali: la mia passione per Salgari

È noto che tra i tanti lettori che seguono e supportano il concorso del Premio Salgari, ci siano alcuni appassionati che di questo grande autore non si stancano mai. Questa loro affezione verso lo scrittore e per i personaggi da lui inventati è talmente forte, che alcuni amanti hanno deciso che, se Salgari non può più scrivere racconti, loro potevano essere pionieri nell’impresa di riscoperta. È questo il caso di due amici, Fabrizio Frosali e Patrizio Pavone, che, anche se divisi da innumerevoli  chilometri (il primo infatti è livornese, mentre il secondo romano) sono riusciti a scrivere un romanzo che tenta in tutto e per tutto di emulare il grande fondatore del racconto di avventura italiano. Sandokan nel continente scomparso è il romanzo che hanno scritto a quattro mani, che si colloca temporaneamente fra due romanzi di Salgari, nel tentativo di fare da “anello di congiunzione”.
Questa l’intervista a Fabrizio Frosali.
Fabrizio, ci può dire da dove nasce la sua passione per Emilio Salgari?
Vede, io ora sono in pensione, ma è fin da quando ero ragazzo che ho la passione per Salgari. Mi ricordo che il momento più bello della mia infanzia, infatti, era quando i miei genitori, nel giorno di Natale, mi regalavano dei libri. E in particolare dalla prima volta che mi regalarono un romanzo di Salgari, quello fu il momento in cui nacque la mia passione, sia per lui che per tutti quegli scrittori di storie di avventura. Pensi addirittura che io, con i miei amici, avendo già letto tutti i libri di Salgari, ci chiedevamo perché spesso tra due romanzi consequenziali si sentisse come un vuoto, quasi fossero state omesse delle parti.
Solo in seguito scoprii che, dopo la morte di Salgari, i due figli commissionarono ad ignoti scrittori la composizione di nuovi romanzi, da attribuire poi al deceduto autore. Questi romanzi vengono chiamati apocrifi.

Ed è proprio in mezzo a due di questi romanzi dalla cronologia sospetta che lei e Pavone avete collocato il vostro scritto, “Sandokan nel continente scomparso”, giusto?
Esattamente. Il romanzo si inserisce fra due testi di Salgari, tra i quali sentivamo mancare qualcosa, una qualche parte mediana che doveva essere magari stata abbozzata, ma mai effettivamente venuta alla luce. Ne parlai anche con Pavone, un mio caro amico,  benché io non lo conosca personalmente, in quanto lui vive a Roma mentre io sono Toscano. Lui aveva lo stesso mio presentimento: mancava qualcosa. Alcuni riferimenti all’interno dei libri non tornavano. Ci mettemmo quindi a scrivere insieme questo romanzo, solamente per gusto personale all’inizio, perché ci mancavano le formidabili avventure di Sandokan e dei suoi compagni, poi riuscimmo anche a pubblicarlo. – si intuisce un sorriso nel tono di voce di Fabrizio, che, nonostante sia già passato un anno dalla pubblicazione del romanzo, si percepisce quanto ancora vada fiero di questo obbiettivo.
Quali sono le caratteristiche dello stile di  Salgari che ha utilizzato nel proprio libro?
Ciò che era possibile. Fra noi e Salgari c’è un abisso. Salgari era uno scrittore eccezionale, ma una delle sue peculiarità era che scriveva non solo per passione e per raccontare storie, ma anche per erudire i giovani. E ci riusciva, con quelle sue grandi descrizioni di popoli, animali, paesaggi, culture, usanze. Purtroppo queste descrizioni così lunghe e dettagliate oggi sono superate; sono superate perche purtroppo è idea comune nella gente quella di credere di sapere ormai tutto. Quindi noi abbiamo cercato di sfrondare proprio questo aspetto.
Ci discostiamo poi da Salgari anche per un altro elemento, che qualcuno potrebbe interpretare come un’azione abbastanza criticabile: al contrario dello stile di Salgari, che è avventuroso ma realistico, noi abbiamo inserito all’interno del nostro testo elementi di tipo misterioso e fantastico, come, ad esempio, fughe in passaggi sotterranei, leggende di terre scomparse e mitiche guerre tra gli dei.
Avete tenuto fede agli eroi come li aveva inventati Salgari, immagino.
Assolutamente sì. Abbiamo cercato quanto più possibile di mantenere i personaggi nel loro carattere, nel loro stile, come parlano e come si comportano.
Cosa ne pensa di Salgari nel mondo?
Penso che sia una cosa molto bella che questo fantastico e straordinario scrittore stia venendo riscoperto anche in altri paesi, come ad esempio in America Latina e negli Stati Uniti, dove ci sono sempre nuove ristampe dei suoi romanzi e anche alcuni scrittori che tentano di inventare nuove avventure per i personaggi salgariani.
È molto importante che venga attuato questo procedimento di riscoperta; è molto importante per la cultura e per la formazione personale di ognuno.
Fabrizio Frosali

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