lunedì 23 aprile 2012

I romanzi falsi di EMILIO SALGARI


Oggi Emilio Salgari è uno scrittore quasi dimenticato. Ogni tanto escono in edicola delle collane che intendono ambiziosamente riproporre l'opera omnia di questo autore, ma non hanno il fascino delle edizioni a poco prezzo, con illustrazioni a colori di ottimi disegnatori come Albertarelli, Bagnoli, D'Antona ecc. che affollavano gli scaffali delle librerie fino agli anni 60 del secolo scorso.
Accanto alla produzione originale di Salgari, venivano inoltre pubblicati dei volumi che in copertina avevano semplicemente indicato, come nome dell'autore Salgari (senza nome proprio), oppure Omar o Nadir Salgari( i figli dello scrittore), e nell'interno varie diciture come “Romanzo postumo tratto da trama lasciata dall'autore e pubblicato a cura di Nadir Salgari”, o altre scritte similari. Questi erano dei falsi, scritti per lo più da “negri” (E' il termine che viene usato per designare chi scrive un'opera, senza averne il riconoscimento di autore), ma alcuni anche da scrivani di vaglia tra cui spiccano Luigi Motta e Emilio Fancelli. Oggi questi tomi sono di difficile reperimento, poiché non sono più stati ristampati.ma la critica letteraria che si è occupata seppur tardivamente dell'autore veronese, è stata in grado di accertare definitivamente quali sono i testi originali di Salgari, e quelli dei suoi imitatori anche se non per tutti è stato possibile identificare il nome vero.
La ragione di questo proliferare di titoli, con testi a volte anche piacevoli, è data dall'enorme successo che riscuotevano ai primi del secolo i volumi del Salgari. Uno dei primi ad impossessarsi del nome dell'autore fu l'amico Renzo Chiosso che da una trama giovanile di Emilio pubblicò “Le avventure di Simon Wander”. Pur avendone definitivamente accertata la paternità, tuttora questo libro viene edito come facente parte dei romanzi originali.
Vi furono poi diversi volumi usciti con firma abbinata Motta Salgari. Questi tomi del Salgari non avevano proprio nulla se non a volte i personaggi (alcuni fanno parte infatti del ciclo dei Pirati della Malesia) e forse avevano poco anche del Motta. Nel 1931 infatti un certo Emilio Moretto dichiarò di essere lui il vero autore. Ci fu un processo e il Motta fu assolto perché il fatto non costituisce reato. Comunque sia i più grandi diffusori delle opere apocrife furono i figli stessi di Emilio Salgari, Omar e Nadir. Dichiarando di voler riabilitare l'opera del padre affossata dalla cattiva qualità di tanti testi apocrifi usciti col suo nome , in realtà furono loro stessi a contribuire alla loro diffusione . Nel 1944 infatti, già l'editore Viglongo, uno dei più scrupolosi editori del Salgari autentico, aveva stipulato un accordo che gli concedeva il diritto di prelazione su tutte le opere autentiche in mano ad altri editori, man mano che queste venivano a scadere. Ma prima ancora che la prelazione potesse essere esercitata i testi vennero offerti da Omar alla Carroccio che così diventerà uno dei massimi editori Salgariani, con opere autentiche e apocrife.
Adesso il groviglio di citazioni giudiziarie, processi, ed accuse varie non interessano più a nessuno, perché è venuto meno l'oggetto del contendere. I “falsi” salgariani non sono stati più ristampati e si trovano adesso solo rovistando i mercatini dell'antiquariato o Ebay. Eppure tra questi, oltre a testi francamente mediocri, si trovano anche volumi che poco hanno da invidiare alle storie di Emilio: specialmente quelli inseriti in cicli come quello dei Pirati della Malesia o dei Conti di Ventimiglia, non sono male e tendono a colmare dei buchi di continuità.
La continuità è un altro dei punti dolenti dei falsi. In linea di massima spiace rilevare che i volumi scritti da autori di vaglia quali Luigi Motta ed Emilio Fancelli sono quelli che presentano il maggior numero di incongruità rispetto alla falsariga dei testi ufficiali, mentre invece quelli scritti da anonimi “negri” sono quelli che più osservano la continuità ufficiale. Gli autori più famosi sono poi quelli che si sono presi delle libertà con i personaggi salgariani che avranno sicuramente a suo tempo shoccato più di un lettore. Ad esempio, Motta fa morire Sandokan in “Addio Mompracem”e Fancelli ugualmente fa perire Kammamuri per mano dei tughs, in “Il figlio di Yanez”.
Il colmo si deve allo scrittore Escurial (vero nome Attilio Frescura) che alla fine degli anni 20 pubblicò col proprio nome per le edizioni Cappelli di Bologna un suo piccolo ciclo sui pirati di Ventimiglia e, non si sa per quale ragione, fece morire per impiccagione il Corsaro Nero, lasciando in vita il Rosso , cioè l'esatto contrario di quello che avveniva in Salgari!

Fabrizio Frosali

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