mercoledì 25 marzo 2015
Pubblicità su "FUMETTO" n. 93 del Marzo 2015
Ecco come viene pubblicizzato il mio libro su Sandokan sulla rivista "Fumetto" ora in distribuzione.
sabato 14 marzo 2015
L'UOMO MASCHERATO CONTRO IL CORSARO NERO
Diciamo subito a scanso di equivoci che il CORSARO NERO di Salgariana memoria qui non c'entra per nulla. Il titolo di cui sopra non è altro che quello usato per l'uscita recente in DVD dell'originale "L'uomo mascherato contro i pirati" di De Angelis. Perchè allora il Corsaro nero? Perchè il capo di uno dei due gruppi di pirati che si fronteggiano in quella che dovrebbe essere un'isola, è vestito di nero. Qui tra camminate senza senso sulla spiaggia e risibili combattimenti, si svolgono le assurde vicende che arrivano stancamente alla fine. Il film è tutto una mistificazione. L'uomo mascherato del titolo è un personaggio misterioso che combatte contro i pirati, ma è egli stesso un pirata e invece si scoprirà alla fine che era stato mandato dagli spagnoli per sconfiggerli; i manifesti dell'epoca che cambiarono il colore del cappuccio del pirata, da nero a rosso nel tentativo di farlo assomigliare al costume (rosso) dell'uomo mascherato dei fumetti di Lee Falk, che in Italia era stato colorato in questo modo e anche questa era una mistificazione... Di uomini mascherati poi ce ne sono due e uno è indiscutibilmente una femmina, come dimostra l'immagine che qui metto! Insomma un pastrocchio invedibile.
Eppure io me lo sono visto, forse per l'affezione a due attori che, pur di serie B, mi piacciono molto, e che sono George Hilton, eroe di molti spaghetti western e il compianto Luciano Stella o Tony Kendall in una delle loro prime interpretazioni.
A proposito, parlando di mistificazioni non si capisce l'ultima, che ha cambiato il nome originario del film, facendo comparire nel titolo
un "Corsaro Nero" (nel film interpretato da Jose Torres ) cercando di catturare chissà quali acquirenti...
Eppure io me lo sono visto, forse per l'affezione a due attori che, pur di serie B, mi piacciono molto, e che sono George Hilton, eroe di molti spaghetti western e il compianto Luciano Stella o Tony Kendall in una delle loro prime interpretazioni.
A proposito, parlando di mistificazioni non si capisce l'ultima, che ha cambiato il nome originario del film, facendo comparire nel titolo
un "Corsaro Nero" (nel film interpretato da Jose Torres ) cercando di catturare chissà quali acquirenti...
mercoledì 11 marzo 2015
Il vero capitano MACPHERSON
Ecco qua, per chi ha letto "I misteri della jungla nera" e "La vendetta dei tughs" il ritratto del vero capitano Machperson. Salgari per il suo personaggio deve aver letto qualcosa e preso a prestito il nome. Più che si scava nelle minuzie storiche, più ci si stupisce di quanto era documentato il nostro Emilio.
Il vero nome del capitano Machperson era Samuel Charters e non morì ucciso dai tughs, ma per malattia, nel 1860 dopo la famosa ribellione dei cipays. Fu molto attivo insieme al maggiore generale John Campbell e ai capitani Macvkcar e Frye nella repressione dei culti sanguinari e fanatici nel paese del Khondistan, dove imperversavano i feroci seguaci di Tado Pennor, il dio della guerra e di Maunck Soro, il dio rosso dei combattimenti. I sacrifici umani erano all'ordine del giorno e il capitano Macpherson intraprese delle lunghe e terribili spedizioni per sradicare il loro culto. In rete si può trovare in inglese i suoi memoriali del servizio in India .
Se vi interesserà....e a quanti?
Fabri
L'immagine è del vero Macpherson!
Il vero nome del capitano Machperson era Samuel Charters e non morì ucciso dai tughs, ma per malattia, nel 1860 dopo la famosa ribellione dei cipays. Fu molto attivo insieme al maggiore generale John Campbell e ai capitani Macvkcar e Frye nella repressione dei culti sanguinari e fanatici nel paese del Khondistan, dove imperversavano i feroci seguaci di Tado Pennor, il dio della guerra e di Maunck Soro, il dio rosso dei combattimenti. I sacrifici umani erano all'ordine del giorno e il capitano Macpherson intraprese delle lunghe e terribili spedizioni per sradicare il loro culto. In rete si può trovare in inglese i suoi memoriali del servizio in India .
Se vi interesserà....e a quanti?
Fabri
L'immagine è del vero Macpherson!
sabato 7 marzo 2015
Il LEONE di GIAVA personaggio che vive o muore a piacere
Chi ama le copertine dei bei tempi andati non potrà non apprezzare questa del libro di Antonio Quattrini. Il personaggio, si vede anche dall'illustrazione, è una fotocopia di Sandokan e il libro fa parte di una quadrilogia che comprende "La figlia del corsaro" "Il vascello fantasma" "Il re dell'oceano" e appunto "Il leone di Giava". Per non annoiarvi dicendo cose che gli appassionati Salgariani ben conoscono (o potrebbero conoscere basta documentarsi un pochino), non narrerò alcunché della trama e spiegherò solo il titolo criptico del post. Nella prima edizione del libro il Leone di Giava moriva, perchè Quattrini aveva previsto un seguito, che non ha mai visto la luce, imperniato sulle vicende del figlio che vendicava l'eroe.
Anni dopo, effettuando la ristampa del libro, accantonato il progetto del seguito, Quattrini ha deciso per ragioni imperscrutabili di modificare l'ultima parte ed imporre il lieto fine. Ecco spiegato perchè ho scritto che il Leone vive o muore a piacere.... a seconda di quale edizione uno voglia o possa
rintracciare ...
Anni dopo, effettuando la ristampa del libro, accantonato il progetto del seguito, Quattrini ha deciso per ragioni imperscrutabili di modificare l'ultima parte ed imporre il lieto fine. Ecco spiegato perchè ho scritto che il Leone vive o muore a piacere.... a seconda di quale edizione uno voglia o possa
rintracciare ...
mercoledì 4 marzo 2015
KRANE II - . Capitolo I - URZUK
Per chi ha letto il primo volume della saga e non si è poi curato di come sia andata a finire, ecco qui di seguito la prima pagina del nuovo romanzo che ha un incipit di puro stile Howardiano ...
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CAPITOLO I
URZUK
Gli Urzuk erano vicini. Per quanto avesse
cercato di tenerli lontano con mille trucchi, sfruttando la conoscenza del
deserto che indubbiamente aveva, l'uomo intabarrato nel burnus svolazzante non
era riuscito a scrollarsi di dosso quei molesti inseguitori che lo braccavano
da molte ore. Il dromedario era ormai stanco, avendo dovuto sostenere un trotto
costante fin dal mattino. In certi
momenti gli Urzuk erano rimasti indietro, fuori vista in quel deserto arido, completamente
sabbioso, senza un filo d'erba a interromperne la monotonia. Non appena ciò era
accaduto, l'uomo aveva cercato di deviare dalla linea retta, nel tentativo di
perdere definitivamente il contatto con chi lo inseguiva, ma dopo poco le
inconfondibili siluette di quegli arabi sugli alti cammelli riapparivano in
distanza. L'uomo nel burnus era giunto alla conclusione che non fossero gli
stessi che precedentemente lo seguivano. Forse vi erano varie pattuglie sparse
nel deserto alla sua caccia, per vietargli l'accesso al “Mausoleo” cui lui voleva
avvicinarsi, ed evidentemente dovevano coprire per miglia il territorio. Da
come si erano disposti nell'inseguirlo sembrava volessero spingerlo verso il
sud, in quanto la via sembrava libera solo da quella parte. Presto si sarebbe
trovato in una parte del deserto che lui non conosceva, dove il Chott el Jerid
si apriva sull'immenso Sahara. Non volendo dare partita vinta a chi lo seguiva
così tenacemente, l'uomo si risorse a un tentativo estremo. Colto il momento in cui i suoi inseguitori,
quattro o cinque in tutto, erano fuori vista, perché coperti dalle creste delle
dune di sabbia accatastate senza ordine da un vento capriccioso, ne sorpassò
una un po' più alta delle altre. Come sperava individuò alle spalle di questa
un avvallamento semicircolare, che doveva ripararlo alla vista di chi fosse
transitato anche a breve distanza da lui. Fece accoccolare il dromedario sulla
sabbia, si coricò accanto a questo dal lato dove il corpo dell'animale gli
forniva una relativa ombra, estrasse dalla fonda della sella una carabina Henry
a ripetizione e si mise ad attendere. Aveva calcolato che in circa una
quindicina di minuti quei berberi che lo seguivano sarebbero giunti alla sua
altezza. Non osava sporgersi oltre il punto più alto della duna nella direzione
dei suoi inseguitori, perché sapeva che lo avrebbero avvistato immediatamente,
si mise pertanto in attesa a un lato dell'avvallamento, quello da cui sperava i
berberi avrebbero passato il culmine delle sabbie. I suoi calcoli furono
esatti, perché dopo circa dodici minuti sentì il rumore soffocato delle zampe
dei cammelli che affondavano nella sabbia e quasi immediatamente quattro
cavalieri si profilarono sul culmine della duna. Era questione di attimi, quasi
subito si sarebbero resi conto che l'uomo inseguito non era più in vista e
dalle tracce del dromedario avrebbero volto lo sguardo verso la cunetta,
scoprendolo. L'uomo col burnus non si era curato di cancellare le tracce,
perché il suo scopo non era quello di eludere gli inseguitori. Voleva disfarsi
definitivamente di loro. Fedele alla sua deontologia, però, in quell'attimo
d’indecisione che portò i berberi ad arrestare le loro cavalcature, indecisi
della direzione da prendere, si alzò in ginocchio e li apostrofò con queste
parole:
- Le sabbie del deserto non sono abbastanza calde oggi per voi? Ho poca acqua a disposizione, amici, ma in
sua vece posso offrirvi molto piombo, rovente ancor più degli zoccoli dei
vostri cammelli!
"""
L'mmagine che vedete è una istantanea del lago salato del Chott el Jerid ...
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